Confusa, felice e catanese per sempre.

Quella MALEDETTA CATANESE di Zaira è una di quelle persone che Catania la portano addosso come un profumo.

Ti basta parlarle cinque minuti con questa MALEDETTA CATANESE per sentirne l’accento, la forza e l’ironia. “Ma quante cose fa questa donna?”, le dicono tutti. E lei sorride, perché sì — fa tante cose, ma tutte partono da lì, da una città che non la lascia mai stare ferma. Nel mondo colorato e frenetico delle fiere del fumetto, Zaira è riuscita a infilare un pezzo di casa: la sua lava, la sua teatralità, quel caos organizzato che solo i catanesi sanno trasformare in mestiere.

Da bambina, la sua Catania aveva il rumore del vecchio autobus 429 e la voce dello zio Pippo, “il Capitano”. Ogni sabato, un nuovo giro per la città: musei, vicoli, salite e discese dal Tondo Gioeni. “Era la mia parte preferita della settimana,” ricorda. Quelle corse lente e rumorose le hanno insegnato a guardare — a cercare i tesori nascosti, le storie dietro ogni pietra. Forse è lì che è nata la sua curiosità, quella che oggi la fa muovere tra stand e padiglioni portandosi dentro sempre lo stesso sguardo: quello di chi, da bambina, non smetteva di esplorare Catania.

Oggi, se la lontananza si fa sentire, basta un odore per riportarla a casa. “Non posso fare a meno del mare,” dice, “e dell’odore del salamarigghiu che si mescola al fumo dei camion dei panini al Lungomare.” Lì, tra la carne di cavallo, le nuvole grigie e la brezza di Ognina, trova ancora il suo posto nel mondo. Jonathan, lo zio Mario, le voci di chi aspetta un panino e una chiacchiera: Catania è questa, un miscuglio di sapori e affetti, un piccolo teatro popolare che va in scena ogni sera, senza mai ripetersi.

Queste le 3 foto che ZAIRA ha voluto allegare alla sua storia

La sua colonna sonora è Confusa e felice di Carmen Consoli. “Perché questa città non ti chiede nulla,” spiega, “ma se la difendi anche solo per un attimo, ti conquista per sempre.” Ed è vero: Catania ti confonde, ti ferisce, ma poi ti accarezza. Ti rende fragile e invincibile nello stesso istante.

E poi c’è il Simbolo Indipendente di Catania — che quella MALEDETTA CATANESE di Zaira conosce bene, e che porta come una bandiera del cuore. “Lo rappresento da anni,” racconta con orgoglio, “quando eravamo in pochi a crederci davvero.” Per lei non è un semplice segno grafico: è una dichiarazione di appartenenza, una comunità non politica ma poetica, fatta di persone che amano questa città nella sua essenza più sincera. “È il nostro simbolo,” dice, “come la bandiera del Calcio Catania, ma più intimo. Rappresenta chi siamo, anche quando non abbiamo il coraggio di mostrarlo.

Catania è come quella MALEDETTA CATANESE di Zaira: confusa, felice, rumorosa e vera. E chi la capisce, non la lascia più.


MALEDETTI CATANESI è una rubrica che nasce per raccogliere tutte le voci: frammenti personali che diventeranno articoli sul blog di wecatania.it, pezzi di una città che vive nei ricordi, nei gesti e nelle visioni di chi la abita o la porta dentro da molto distante.

MALEDETTI CATANESI utilizza la forma dell’auto-intervista. Compilando questo form troverai sette domande semplici, pensate per farti raccontare chi sei: i tuoi ricordi, le tue abitudini, le immagini che per te sono Catania.

Non è un questionario freddo, ma un modo per metterti al centro, che lascia spazio alla tua voce e alla tua storia da MALEDETTO CATANESE. Un luogo dove lasciare traccia di chi siamo e aprire un dialogo su chi vogliamo diventare.

Alla fine ti chiederemo anche cosa pensi del Simbolo Indipendente di Catania: se lo conosci già o se lo scopri adesso, raccontaci quale ruolo immagini possa avere per la città.

Chi sei? Sembra semplice ma non lo è mai quando dobbiamo raccontarlo.
Sono davvero tantissime cose, a volte è complicato riunire tutto ciò che sono, come persona, ed anche come professionista, in una descrizione così semplice. Sono Zaira D’Urso, ma per tutti sono semplicemente Zaira, o Zai, è da tantissimi anni, sono quella che viene descritta come: “ma quante cose fa questa donna?” O ancora : “ma tu, sei quella che lavora nelle fiere del fumetto?“. La verità è che sono catanese, nel sangue, e nel tempo, sono riuscita a portare tanta di quella che è la mia Catania, anche nel mio lavoro nel mondo delle fiere del fumetto

Racconta un ricordo d’infanzia che parla del tuo legame con Catania.
Quando ero davvero molto piccola, ricordo che passavo dei pomeriggi lunghissimi con mio Zio Pippo, da tutti chiamato il capitano, in giro per la città, con questo autobus arancione, molto rumoroso, che saliva e scendeva per il Tondo Gioeni, per poter ammirare quelli che erano i tesori nascosti, i musei, o anche semplicemente delle stradine sperdute all’interno della città che avevano comunque qualcosa da raccontare. Ricordo appunto che questi pomeriggi erano la mia parte preferita della settimana, e non vedevo sempre l’ora che fosse sabato pomeriggio, per andare in centro, con questo autobus vecchissimo (il caro 429), e poter scoprire un pezzo nuovo della città di Catania

Da adulto/a, cos’è di Catania che più ti manca o che non smetteresti mai di vivere?
Non posso assolutamente fare a meno del mare, e più in generale dell’odore del mare misto alla carne di cavallo o a quelli che sono i panini e i camion dei panini al Lungomare. Nulla mi ricorda più casa, affetti, e famiglie, quanto la carne di cavallo, l’odore del salamarigghiu e la strana nube quasi grigiastra che si crea, fondendosi con le nuvole sopra il porticciolo di Ognina, quando decido di andare a prendere un panino dallo zio Mario o dal famosissimo Jonathan (anche se ha cambiato nome, per i catanesi vecchia scuola resta sempre Jonathan)

Se dovessi scegliere un’opera che racconta Catania (una canzone, un libro, un film, un quadro…), quale sceglieresti e perché?
Confusa e felice, di Carmen Consoli. Questa città non chiede tanto, molto spesso nemmeno prova a chiederti qualcosa, ma nel momento stesso in cui decidi di difendere un piccolo momento, un piccolo attimo di gioia, riesce a renderti vittima della sua bellezza e allo stesso tempo fragile ed impotente. Catania è tutto questo, e forse anche qualcosina in più.

Conoscevi già il Simbolo Indipendente di Catania o lo stai scoprendo ora? Quale pensi possa essere il suo ruolo per la nostra città?
Sono felice ed orgogliosa di poter rappresentare questo simbolo ormai da svariati anni, ed ho sposato la causa di WeCatania quando ancora eravamo davvero in pochi a conoscerlo, e soprattutto a credere in questo progetto. Abbiamo bisogno di simboli, di idee, di persone, e di spazi, comunitari, e soprattutto non politici, che raccontino e rappresentino questa città. Abbiamo assolutamente bisogno di poter raccontare quella che è l’essenza della città, ed oggi più che mai, in un periodo in cui si perdono di vista le cose importanti, e si perde di vista anche quella che è la vera essenza del catanese, questo simbolo è importante, e soprattutto necessario. Dovrebbe essere visto, ed apprezzato da ogni catanese che si ritiene tale, al pari della bandiera del Calcio Catania, ma mi rendo conto che, per quanto sia una bella bandiera (ed un bel simbolo), non tutti sono ancora pronti a mettersi a nudo, e far vedere la vera essenza di se stessi, e di conseguenza della città

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