Catania: testarda come la sua gente.

A Catania non si nasce soltanto: si resiste, si ritorna, si ricomincia.

Quel MALEDETTO CATANESE di Federico lo sa bene. Oggi lavora per un’azienda milanese ma vive sotto l’Etna, tra le strade che conosce a memoria e che continuano a cambiare forma come la lava quando si raffredda. Si occupa di mobilità e trasporti — un mestiere che a Catania suona quasi poetico: provare a far muovere ciò che spesso si ferma, incastrato tra traffico, burocrazia e abitudini dure a morire.

Quando pensa all’infanzia, non c’è un solo ricordo che non profumi di città. Le gite in centro con la scuola, i pomeriggi con i nonni a guardare il porto, i cantieri di quella che oggi è via Passo Gravina — nomi che suonano come memoria e modernità mescolate insieme. Ogni pietra, ogni marciapiede sembra raccontare qualcosa di lui, come se fosse cresciuto insieme ai muri che ha visto salire.

Poi ci sono stati dieci anni lontano, in Lombardia. Lì ha imparato cosa manca davvero quando ti sposti da Catania: non il mare o l’Etna, ma la semplicità. La possibilità di mangiare bene senza svuotarti le tasche, di salire in macchina e in mezz’ora passare dal borgo alla spiaggia, di parlare con uno sconosciuto e sentirlo già parte di un racconto. “Le persone qui,” dice, “con tutti i loro difetti, sono meno indifferenti.” E in quella frase c’è tutta la misura del ritorno: non la nostalgia, ma la consapevolezza di aver ritrovato qualcosa di più umano.

Queste le 3 foto che FEDERICO ha coluto allegare alla sua storia

Se dovesse scegliere un’opera per raccontare Catania, non saprebbe quale indicare. Forse perché la città non si lascia rinchiudere in un titolo, ma in un atteggiamento: la testardaggine. Quella di chi cade, si rialza e continua a camminare, anche se la strada è piena di buche. È un ritmo che conosciamo tutti: un passo avanti, due indietro, e poi di nuovo avanti, con la testa dura e il cuore caldo.

Del Simbolo Indipendente di Catania dice che è “il simbolo definitivo”. Niente monumenti, niente cliché, solo linee — Etna, Lava, Mare — che si incrociano come le vite di chi qui resta o torna. È un segno che non serve spiegare: lo guardi e lo capisci, come riconosci una voce familiare al telefono dopo tanto tempo.

Quel MALEDETTO CATANESE di Federico ci tiene a precisare: Catania non va capita, va percorsa. E ogni volta che ci torni, ti sembra di non essertene mai andato davvero.


MALEDETTI CATANESI è una rubrica che nasce per raccogliere tutte le voci: frammenti personali che diventeranno articoli sul blog di wecatania.it, pezzi di una città che vive nei ricordi, nei gesti e nelle visioni di chi la abita o la porta dentro da molto distante.

MALEDETTI CATANESI utilizza la forma dell’auto-intervista. Compilando questo form troverai sette domande semplici, pensate per farti raccontare chi sei: i tuoi ricordi, le tue abitudini, le immagini che per te sono Catania.

Non è un questionario freddo, ma un modo per metterti al centro, che lascia spazio alla tua voce e alla tua storia da MALEDETTO CATANESE. Un luogo dove lasciare traccia di chi siamo e aprire un dialogo su chi vogliamo diventare.

Alla fine ti chiederemo anche cosa pensi del Simbolo Indipendente di Catania: se lo conosci già o se lo scopri adesso, raccontaci quale ruolo immagini possa avere per la città.

Chi sei? Sembra semplice ma non lo è mai quando dobbiamo raccontarlo.
Oggi vivo a Catania, lavoro per un’azienda milanese e collaboro con la città metropolitana per quanto riguarda i temi di mobilità e trasporti. Federico

Racconta un ricordo d’infanzia che parla del tuo legame con Catania.
Praticamente tutto, dalle visite in centro con la scuola elementare alla domenica con i nonni a vedere il porto o i cantieri di quella che poi è diventata l’odierna via passo gravina.

Da adulto/a, cos’è di Catania che più ti manca o che non smetteresti mai di vivere?
Ho vissuto 10 anni in Lombardia. Li mi mancava la varietà di cibo, il non dover spendere enormi quantità di soldi per mangiare bene, la possibilità di spostarmi a pochi passi e avere mare, montagna, borghi senza dover fare centinaia di km. Ma anche il clima, le persone, che con tutti i loro difetti sono meno indifferenti

Se dovessi scegliere un’opera che racconta Catania (una canzone, un libro, un film, un quadro…), quale sceglieresti e perché?
Non ho un’opera ben precisa, ma qualcosa che simboleggia la testardaggine di andare avanti, nel bene o nel male continua il suo corso con tutti i problemi che si incontrano risultando quello che è oggi

Conoscevi già il Simbolo Indipendente di Catania o lo stai scoprendo ora? Quale pensi possa essere il suo ruolo per la nostra città?
Lo conosco, trovo che sia il simbolo “definitivo” senza segni evidenti come punti d’interesse o monumenti, permette di riconoscere catania e i suoi valori. Rappresenta il riassunto perfetto

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